Con l’ordinanza n. 1254/2025 del 17.01.2025 la Corte di Cassazione, sulla scia di precedenti pronunce conformi dei Tribunali di merito, ha confermato la valenza probatoria dei messaggi “WhatsApp” e “sms” nel processo civile.
La Corte ha infatti affermato che i messaggi “WhatsApp” e gli “sms” conservati nella memoria del telefono cellulare sono utilizzabili quale prova documentale e, dunque, possono essere legittimamente acquisiti mediante la mera riproduzione fotografica, con la conseguente piena utilizzabilità dei messaggi estrapolati da una “chat” di “WhatsApp” mediante copia dei relativi “screenshot”, tenuto conto del riscontro e della attendibilità degli stessi.
Essi pertanto, ai sensi dell’art. 2712 cod. civ., costituiscono piena prova dei fatti e delle cose rappresentate se colui contro il quale viene prodotto il documento riproducente la “chat” di “WhatsApp” o gli “sms” non ne disconosca la conformità ai fatti o alle cose medesime.

Con l’ordinanza n. 1254/2025 del 17.01.2025 la Corte di Cassazione, sulla scia di precedenti pronunce conformi dei Tribunali di merito, ha confermato la valenza probatoria dei messaggi “WhatsApp” e “sms” nel processo civile.
La Corte ha infatti affermato che i messaggi “WhatsApp” e gli “sms” conservati nella memoria del telefono cellulare sono utilizzabili quale prova documentale e, dunque, possono essere legittimamente acquisiti mediante la mera riproduzione fotografica, con la conseguente piena utilizzabilità dei messaggi estrapolati da una “chat” di “WhatsApp” mediante copia dei relativi “screenshot”, tenuto conto del riscontro e della attendibilità degli stessi.
Essi pertanto, ai sensi dell’art. 2712 cod. civ., costituiscono piena prova dei fatti e delle cose rappresentate se colui contro il quale viene prodotto il documento riproducente la “chat” di “WhatsApp” o gli “sms” non ne disconosca la conformità ai fatti o alle cose medesime.